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martedì 27 aprile 2010

CONVOCAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Sarà stato sicuramente una svista,ma se non si raggiunge il numero legale si farà consiglio per il 1 maggio? Penso di no,e allora prima di pubblicare il comunicato dateci un lettura .

Il Consiglio Comunale è convocato per il giorno 30 Aprile, Venerdì alle ore 18:30, presso i locali del Palazzo Municipale, Aula Consiliare, in seduta pubblica ordinaria, per la trattazione dei seguenti punti all’O.d.G.:
ORDINE DEL GIORNO
Nomina scrutatori e lettura ed approvazione verbali seduta precedente;
Comunicazioni del Presidente;
Interpellanza dei Cons.ri Bonventre Vito e Motisi Ivano prot. n° 0011711 del 01/04/2010 avente per oggetto: progetto obiettivi per la polizia municipale “ Castellammare sicura anno 2010”
Interpellanza dei Cons.ri Bonventre Vito prot. n° 0011713 del 01/04/2010 avente per oggetto: Avvio del procedimento per la revisione del vigente P.R.G approvato con D.dir. 616/DRU del 09/06/2004 e per la predisposizione del piano di riutilizzo del demanio marittimo previsto dal comma 2 dell’ art. 4 della L.R. 15/2005 secondo le linee guida emanate con Decreto Arta 25/05/2006. Costituzione di un nucleo tecnico di progettazione denominato “ Ufficio di Piano”

Interpellanza dei Cons.ri Galante e Portuesi prot. n° 0011949 del 02/04/2010 avente per oggetto: Interpellanza urgente sui locali dell’ex macello comunale.

Interpellanza dei Cons.ri Galante e Portuesi prot. n° 0011950 del 02/04/2010 avente per oggetto: Interpellanza urgente sullo stato di avanzamento dei lavori del porto.

Interpellanza dei Cons.ri Galante e Portuesi prot. n° 0011951 del 02/04/2010 avente per oggetto: Interpellanza urgente relativa alla revisione del piano comunale del traffico

Interpellanza dei Cons.ri Galante e Portuesi prot. n° 0011952 del 02/04/2010 avente per oggetto: Interpellanza relativa alla lettera del Difensore Civico.

Mozione dei Cons.ri Bonventre Vito e Motisi Ivano prot. n° 0011708 del 01/04/2010 avente per oggetto: Lettera Difensore Civico

Mozione del Cons. Motisi Ivano prot. n° 0012909 del 12/04/2010 avente per oggetto:
salvaguardia, tutela e manutenzione del paesaggio e del patrimonio architettonico e naturalistico di Castellammare.
Proposta di deliberazione n° 29 del 11/03/2010 avente per oggetto: Approvazione regolamento comunale del commercio su aree pubbliche e individuazione delle aree da dare in concessione.
12. Proposta deliberativa n. 14 del 05/02/2010 avente per oggetto: controllo finanziario degli enti locali: bilancio di previsione 2009. Deliberazione Corte dei Conti Regione Siciliana n. 227/2009, presa d'atto e determinazioni consequenziali.
13. Proposta deliberativa n. 33 del 07/04/2010 avente per oggetto: Indizione del referendum consultivo avente per oggetto: “ Volete voi che la scuola Diego Galatioto Buccellato sita in via Canale Vecchio venga destinata ad Ufficio tecnico Comunale?”.
La mancanza del numero legale comporta la sospensione di un’ora della seduta in corso;
qualora alla ripresa dei lavori non si raggiunga o venga meno il numero legale, la seduta verrà rinviata al giorno successivo.

domenica 25 aprile 2010

LA RIFLESSIONE DI UN GIOVANE ADOLESCENTE

È purtroppo diventata una consuetudine dolorosa leggere sulle prime pagine dei quotidiani, specialmente quelli a diffusione locale, la notizia di qualche giovane vita stroncata in un incidente automobilistico.
Per lo più si tratta di ragazzi di ritorno da una nottata trascorsa in un locale. Spesso chi guida è di sesso maschile.
La notte del sabato è l'intervallo temporale in cui più di frequente succedono gli incidenti. Si tratta, difatti, della serata canonicamente consacrata dai giovani, liberi da impegni di lavoro o di studio, al divertimento.
Quando le vittime di queste sciagure sopravvivono, può accadere che i postumi consistano in deficit cognitivi e motori talmente gravi da impedire loro di condurre un'esistenza soddisfacente.
Si hanno allora famiglie messe a dura prova, progetti esistenziali in fumo, sofferenze fisiche e psicologiche indicibili, bisogni assistenziali che richiedono la presenza costante di una persona 24 ore su 24, per il resto della vita. Tutto come conseguenza dell'errore di un attimo.
Si sono approntate in questi ultimi anni molte misure per contenere il fenomeno. Purtroppo i risultati non sono sempre stati incoraggianti. Mi sembra, tuttavia, che molte delle misure proposte: limiti di velocità, chiusura anticipata dei locali, patente a punti, siano ragionevoli e che non si può che proseguire con tenacia in questa direzione, magari adottando qualche nuova norma.
Personalmente sono favorevole anche alle misure repressive: chi viola il codice della strada, chi guida in modo pericoloso o in cattive condizioni psicofisiche va punito. Sono convinto che il permissivismo, nella società contemporanea, si trasformi troppo spesso in disinteresse e lassismo. La società deve, a mio avviso, tutelare i diritti di tutti, ma nel contempo richiamare ognuno ai propri doveri e alle proprie responsabilità. Abbiamo tutti il dovere di proteggere e nel contempo di proteggerci.

Anzitutto, credo sia giusto cercare di correggere le cause che portano a questi dolorosi eventi. Bisognerebbe forse cominciare col progettare e costruire strade più sicure; non è raro vedere in Italia il manto stradale ridotto in condizioni pietose, con grosse buche, prive di segnaletica adeguata o di protezioni in prossimità di canali e precipizi.
Poi sarebbe bene costruire veicoli provvisti di tutti quei dispositivi di scurezza (air-bag, sistemi di frenatura ABS, computer di bordo, ecc.), che la moderna tecnologia ci mette a disposizione.
Infine, l'educazione stradale andrebbe insegnata in maniera più intensiva, partendo già dalla scuola dell'obbligo o anche prima, compatibilmente con le capacità di apprendimento dei bambini.

Nella consapevolezza, comunque, che si tratta di soluzioni utili, ma parziali.
Secondo me, infatti, i problemi sostanziali vanno ricercati in un altro contesto.
A mio avviso, i problemi fondamentali, le cause prime, sono prevalentemente di ordine psicologico, sociale e culturale.
La nostra epoca vive nel segno della velocità, dell'efficienza, della competizione e del consumo. Le industrie automobilistiche costruiscono vetture sempre più veloci, che tentano di imporre sul mercato con pubblicità nello stesso tempo seducenti ed aggressive. La macchina potente e veloce è sinonimo di successo, integrazione, conquista sessuale.

Andando più in profondità, molti ragazzi sembrano agiti da una pulsione di morte, da una disperata autodistruttività. La cultura in cui sono immersi è concentrata più sugli oggetti che sulle persone; produce alienazione, mancanza di significato, disorientamento.
La famiglia e le altre istituzioni tradizionali sono in crisi, il mondo del lavoro non sembra offrire ai giovani gli sbocchi occupazionali desiderati.
I legami sociali si allentano, la comunicazione, anche all'interno del gruppo dei pari, appare superficiale; malgrado il diffondersi di nuove opportunità, quali l'e-mail e il telefonino, i giovani appaiono sempre più soli.
Per questo molti ragazzi cercano lo stordimento per vincere le angosce o il vuoto interiore: l'alcol, le droghe, la musica ad alto volume.
Non a caso, è di frequente riscontro, in chi era alla guida in caso di grave incidente, l'abuso di sostanze tossiche.

Certo, bisogna distinguere caso per caso. Non si può generalizzare; tanto meno fare del facile moralismo: nessuno possiede la ricetta infallibile del buon vivere, siamo tutti allievi alla scuola della vita. Tuttavia, cercare di restituire un senso all'esistenza di ognuno di noi mi sembrerebbe un percorso praticabile. Impegnandoci, per esempio, in attività che non abbiano soltanto uno scopo utilitaristico, ma coinvolgano la solidarietà con gli altri, ci consentano di vivere con e per gli altri. Coltivare la sfera spirituale e non solo quella materiale.
E se proprio non si riesce ad uscire da una dimensione competitiva, capire che la vita non ci richiede che di rado la brillantezza del centometrista, bensì la durata, la pazienza e la ponderazione del fondista. E, soprattutto, che non è necessario arrivare sempre primi.

giovedì 15 aprile 2010

SINDONE.SU QUEL LINO LO "SPECCHIO" DEL VANGELO


A dieci anni dall’Ostensione del Giubileo, la Sindone torna visibile. Per la prima volta senza le toppe che furono applicate dalle Clarisse di Chambéry dopo l’incendio che la colpì nel 1532 e adagiata su un nuovo telo di supporto che ha sostituito il precedente «telo d’Olanda» su cui le Clarisse l’avevano fissata. I pellegrini si troveranno così di fronte alla Sindone in cui «ciò che è cambiato – spiega il professor Bruno Barberis, direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino – non è la nitidezza dell’impronta, che non è stata in alcun modo toccata dall’intervento conservativo, ma la visibilità dell’immagine. La rimozione delle toppe ha infatti permesso di liberare alcuni pezzi di tessuto, aumentando così la superficie visibile e ora il Telo appare come doveva mostrarsi subito dopo l’incendio del 1532». «La Sindone, come era da attendersi – scrisse al termine dell’intervento Mechthild Flury-Lemberg – si mostra ora in una luce nuova. I buchi dell’incendio sono vuoti e suscitano l’impressione di un telo ferito. L’assenza delle toppe libera maggiore quantità di telo di quanto potessimo attenderci. La figura di un uomo sofferente è divenuta riconoscibile in modo più pieno, perché la continuità delle linee non è più interrotta dalle toppe. Le drammatiche lesioni dell’incendio rispecchiano letteralmente la piegatura d’allora del Telo». Il Telo sindonico – tessuto di lino a spina di pesce delle dimensioni di circa 4,41 per 1,13 metri le cui prime irrefutabili testimonianze storiche risalgono alla metà del 1300 – presenta la doppia immagine – la cui formazione resta ancora un mistero inspiegabile per la scienza – accostata per il capo del cadavere di un uomo morto in seguito ad una serie di torture culminate con la crocifissione. Un rimando così diretto e immediato al lenzuolo citato nei Vangeli che servì per avvolgere il corpo di Gesù nel sepolcro e soprattutto alla drammatica realtà della Passione di Gesù, che Giovanni Paolo II, nel corso della sua visita nel 1998, definì «specchio del Vangelo». Tra i segni più evidenti che richiamano il Vangelo si evidenziano sulla fronte, sulla nuca e lungo i capelli «colature di sangue ad andamento sinuoso che sgorgano da ferite da punta di piccolo diametro, ferite disposte a raggiera intorno al capo che sembrano provocate dall’imposizione di un casco di aculei acuminati». E ancora: la cute del dorso e del tronco presenta «oltre un centinaio di ecchimosi escoriate» riconducibili a lesioni provocate dal flagello, mentre sul polso sinistro è evidente una chiazza di sangue determinata da una ferita di forma ovale «riconducibile alla lesione da uno strumento da punta, quale un chiodo, sul quale sia stata esercitata una trazione. La Sindone viene presentata ai pellegrini in un’apposita teca che fu realizzata per l’Ostensione del 1998 e del 2000 dalla ditta Bodino. Proprio dal 1998 – a seguito di appositi studi scientifici – la Sindone non è più custodita arrotolata ma distesa e dal 2000 è stata realizzata un’apposita teca, a cura di Alenia Spazio e Microtecnica che ne garantisce la conservazione in un ambiente ottimale e sicuro.

venerdì 2 aprile 2010

AUGURI

Via crucis, itinerario della sofferenza e del dolore. «Un dolore enorme e tremendo, fino all’ultimo respiro». Ma anche e soprattutto il cammino della «fiducia in Dio». Di quella fiducia che attraverso la morte conduce alla risurrezione. È questo il percorso che attraverso le sue meditazioni il cardinale Camillo Ruini ha tracciato per accompagnare la Via Crucis del Papa, questa sera al Colosseo. L’ex vicario di Giovanni Paolo II (del quale ricorda in un passaggio il quinto anniversario della morte, che ricorre proprio oggi) e di Benedetto XVI, nonché per oltre un quindicennio presidente della Cei, è stato chiamato dal Papa a sottolineare i diversi momenti dell’ormai tradizionale appuntamento che si snoda tra i monumenti della Roma antica. E lo ha fatto prendendo, fin dalle primissime parole, come punto di riferimento il volto di Cristo. Volto sì «sfigurato» e «distrutto dalle percosse», ma sul quale proprio in questo momento di grande dolore «noi vediamo la gloria di Dio», «la sua luce troppo forte per ogni occhio umano», che «si fa maggiormente visibile sul volto di Gesù».Così la croce, ricorda Ruini citando sant’Antonio da Padova, diventa uno specchio. «Se guarderai lui potrai renderti conto di quanto grandi siano la tua dignità e il tuo valore». Nello specchio della croce, infatti, sono riflessi non solo il dolore e la sofferenza, ma anche e soprattutto l’amore di Dio per l’uomo. «Gesù – annota a tal proposito il cardinale – è morto per ciascuno di noi e ci ha dato la prova concreta di quanto grandi e preziosi noi siamo agli occhi di Dio».Di qui la necessità di conformarci all’immagine di grandezza che questo specchio riflette: «Libera la nostra intelligenza – si legge ad esempio nella preghiera introduttiva della Via Crucis – dalla pretesa, sbagliata e un poco ridicola, di poter dominare il mistero che ci circonda da ogni parte. Libera la nostra volontà dalla presunzione altrettanto ingenua e infondata, di poter costruire da soli la nostra felicità e il senso della nostra vita». In tal modo, scrive Ruini nel commento alla I Stazione (<+corsivo>Gesù è condannato a morte<+tondo>), «il cammino della Via Crucis e tutto il cammino della vita diventa un itinerario di penitenza, di dolore e di conversione, ma anche di gratitudine, di fede e di gioia».Le meditazioni guardano in filigrana e attualizzano tutto ciò che accade lungo il doloroso percorso verso il Golgota. Negli atti di scherno e di disprezzo dei soldati (II Stazione), Ruini vede «mille pagine della storia dell’umanità e delle cronaca quotidiana», che purtroppo «confermano» come «azioni di questo genere non sono affatto estranee all’uomo». Il quale è spesso «capace delle cose peggiori». Nello sfinimento di Gesù che cade (III Stazione) il cardinale include «il dolore fisico di tutta la famiglia umana». Un dolore al quale (IV Stazione) non è estranea neanche la Madonna. Mentre nel reclutamento forzato del Cireneo (V Stazione) egli scorge la croce che «sotto tante diverse forme – da una malattia a un grave incidente alla perdita di una persona cara o del lavoro – si abbatte, spesso improvvisa, su di noi». Gesù, spiega il porporato, ci insegna a vedere oltre la disgrazia. «La sua croce non può essere separata dalla sua risurrezione. Solo credendo nella risurrezione possiamo percorrere in maniera sensata il cammino della croce».Anche la VI Stazione, quello della Veronica che asciuga con la sua «pezzuola» il volto di Cristo, contiene un significato molto attuale. In quel volto, fa notare infatti Ruini, «vediamo il cumulo gigantesco delle sofferenze umane. E così il gesto di pietà della Veronica diventa per noi una provocazione, una sollecitazione urgente: diventa la richiesta, dolce ma imperiosa, di non voltarci dall’altra parte, di guardare anche noi coloro che soffrono, vicini e lontani. E non solo di guardare, ma di aiutare», attraverso «gesti concreti di amore e di solidarietà operosa».Dalla VII Stazione in poi le meditazioni dell’ex vicario di Roma diventano in qualche modo più esistenziali. Quando Gesù cade per la seconda volta, Ruini prega così: «Padre ricco di misericordia, aiutaci a non rendere ancora più pesante la croce di Gesù». Quando il Signore incontra le donne di Gerusalemme (VIII stazione) il porporato richiama secoli di interrogativi filosofici sull’atteggiamento di Dio verso l’uomo. «Sollecitudine provvidenziale, sovrana indifferenza o perfino sdegno e odio?». Ancora una volta la Via Crucis dà una risposta certa a queste domande. E quando alla IX Stazione Cristo cade per la terza volta il cardinale vi vede la volontà del Padre di redimere l’uomo, anche a prezzo del suo Figlio unigenito. «Mentre cerchiamo di immedesimarci in Gesù che cammina e cade sotto la croce, è ben giusto che proviamo in noi sentimenti di pentimento e di dolore. Ma ancora più forte deve essere la gratitudine che invade la nostra anima».Alla stessa maniera, anche nel Gesù spogliato delle sue vesti (X Stazione), permane l’effetto specchio di tutta la Via Crucis. E la «necessità impellente» per noi è «guardare senza veli dentro a noi stessi – esorta il porporato – denudarci spiritualmente davanti a noi, ma prima ancora davanti a Dio, e anche ai nostri fratelli in umanità. Spogliarci della pretesa di apparire migliori di quello che siamo, per cercare invece di essere sinceri e trasparenti».Si giunge così alla Stazione (la XI) in cui Gesù è inchiodato sulla croce. «Una tortura tremenda», che lo porta a gridare «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Perciò Ruini commenta: «Quante volte, di fronte a una prova, pensiamo di essere stati dimenticati o abbandonati da Dio. O perfino siamo tentati di concludere che Dio non c’è». Invece «il Figlio di Dio, che ha bevuto fino in fondo il suo amaro calice e poi è risorto dai morti, ci dice con tutto se stesso, con la sua vita e la sua morte, che dobbiamo fidarci di Dio. A lui possiamo credere».Nelle ultime tre Stazioni le meditazioni si fermano in vera e propria adorazione sulla soglia del Mistero. «Ci affidiamo a lui, ci mettiamo nelle sue mani, chiedendogli che niente, nella nostra vita come nella nostra morte, ci possa mai separare da lui» (XII). «Per essere veramente cristiani, infatti, per poter seguire davvero Gesù, bisogna essere legati a lui con tutto quello che c’è dentro di noi: la mente, la volontà, il cuore, le nostre piccole e grandi scelte quotidiane» (XIII). Infine davanti al sepolcro vuoto (XIV Stazione), Ruini ricorda che proprio qui c’è il discrimine tra chi crede e chi non crede. «Sostiamo in preghiera – conclude il cardinale – chiedendo a Dio quegli occhi della fede che ci consentano di unirci ai testimoni della sua risurrezione».

Cristo è venuto a donarci il diploma per entrare per sempre nella Vita : accetta le tue sofferenze fisiche e morali senza paura Lui le porterà con te e nessuno potrà toglierti la tua gioia.
La pasqua e' un giorno speciale...e' stata creata per donare gioia e felicita' a tutti ed io spero con tutto il cuore che questo giorno doni gioia e felicita' anche a voi.

BUONA PASQUA A TUTTI